Un giorno da modella
Io Peppino non lo conoscevo nemmeno. Però abbiamo degli amici comuni e soprattutto avevo visto le sue foto. Ritratti, in particolare di donne. Belli, con una luce speciale. E in una botta di “mi sento femmina”, ho deciso che volevo farmi fotografare anch’io.
Abbiamo concordato un giorno, io ho preparato una valigia: vestiti, scarpe, orecchini, ombretti e rossetto.
Nel suo studio abbiamo iniziato a chiacchierare. E Peppino mi ha detto: “Finché stai con le braccia conserte non scatto”, leggendo in quel gesto tutto il mio imbarazzo. Perché una cosa è dire “ma sì, voglio essere fotografata”, un’altra metterti davanti a un obiettivo.
Sei tu, in piedi, sola, un fondale dietro. E basta. E quando il fotografo ti dice “sono pronto, fai quello che vuoi” tu non sai veramente che cosa fare. Non sai se sorridere o stare seria, non sai se guardare lui o dietro le sue spalle, non hai tasche dove infilare le mani e l’unica cosa che riesco a fare è passarmi le dita di continuo fra i capelli, mettermi una ciocca dietro l’orecchio.
Piano piano però prendi confidenza, ti sciogli, scoppi a ridere al cinquantesimo clic e siamo costretti a ricominciare. Rido e mi cambio, una, due volte, l’azzurro, il verde, il nero. E inizio a giocare. E mi diverto. Mi ritocco il rossetto, prendo un paio di orecchini, scelgo le scarpe, “aspetta, un altro po’ di fard”.
Esco da là dopo due ore abbondanti, mi sento leggera, mi sento femmina. E so che gli scatti più belli sono quelli di quando sono me stessa. Senza pose, senza costruirmi. E che sono femmina anche e soprattutto quando sono me stessa.
Certo avessi qualche filtro e un pizzico di photoshop anche al mattino per uscire da casa…
Photo di Peppino Romano