Sì, viaggiare…
Ci metti un paio di giorni a metabolizzare il rientro da un viaggio. Nel frattempo ti viene giù un elenco, così… di botto!
Le cose che mi piacciono di un viaggio:
– Fermarmi a chiacchierare (anche a gesti, il più delle volte) con la donna che gestisce un cafè e cambiare programma, scoprendo che quella passeggiata lungo il fiume sarà uno dei momenti più belli
– Ritrovare, dopo qualche giorno, nella tasca del trench la cartina stropicciata, riaprirla e ripercorrere strade, percorsi, bivi, “prendiamo da qua?” con un occhio alla mappa e uno in su, “secondo me è meglio da qui”…
– Farsi guidare dall’istinto, dalla pancia. Ed entrare in un piccolo ristorante savoiardo, proprietaria peruviana che guardi con ammirazione per come da sola tiene in mano la sala, fra un sorriso e le magie da prestigiatore, la raclette e la fondue.
– Camminare. Con il sole, il vento, il freddo o ma soprattutto la pioggerellina, quella leggera, quella che domani ti presenterà il conto della cervicale. Machisenefrega!
– Fermarsi davanti a una vetrina e scoprire un negozio di fiori che sembra catapultato da un altro mondo e da un altro tempo.
– Tornare e poter dire: che bello ch’è stato! E voler ripartire subito!
Le cose che non mi piacciono di un viaggio
– Le hostess che mi spiegano le procedure di sicurezza: mi sembrano di malaugurio e sfido chiunque a ricordarsene anche solo una in caso di emergenza.
– Fare la valigia, dover scegliere se portare questo o quello. Le scarpe, quelle comode, e se poi non sono comode abbastanza, e quelle col tacco, e… Ma soprattutto dover disfare questa benedetta valigia.
– Dover riprendere confidenza con la sveglia, gli orari, gli impegni. Fare sforzi sovrumani per ritrovare la concentrazione.
– Dormire nel mio letto. Perché quelli di un hotel sembrano sempre più grandi e più comodi.
– Tornare alle cose piccole di tutti i giorni, quelle normali: la spesa, la pizza o l’aperitivo, “Tizio ha detto, Caio ha fatto, hai sentito Sempronio?”. Sono come uno schiaffo in piena faccia. Mentre sei distratto.