Saluti da Kat-man-du
di Francesco Massaro
Sono il viaggiatore più inattendibile che io conosca. Mi piacciono tutti i posti che vedo. Che io ricordi, non ce n’è mai stato uno che dopo essere tornato ho detto no, non m’è piaciuto. Mi piacciono anche le città tristi, i paesi più insignificanti.
Riesco a trovare il buono anche in un posto un po’ così, di quelli che ci vai una volta e dici che non ci tornerai più. Riesco ad avere nostalgia pure di quelli. Non ho una visione lucida dei viaggi che faccio, lo so e lo riconosco.
Quando torno da un viaggio e mi chiedono com’era il posto che ho visto rispondo sempre “bello”. Non amo argomentare, dico solo “bello”, e lo dico indifferentemente per tutto quello che vedo, per tutti i posti in cui vado, non saprei fare una classifica, una top ten, io tornerei dovunque e non capisco quelli che tornano e ti dicono “mah insomma non era come mi aspettavo” e magari tu in quel posto ci sei pure stato, magari riconosci che non è una botta di vita però ricordi un dettaglio, una passeggiata, un incontro, un profumo, un angolo, uno scorcio, che te l’ha fatto amare lo stesso, che t’ha fatto dire che ne era valsa la pena, che era valsa la pena fare la borsa, salire su un aereo e arrivare fin lì.
Io per dire andrei nei posti anche solo per come si chiamano. Uno dei miei sogni è andare a Katmandu. Che nome meraviglioso. Katmandu. Non so che si fa laggiù, non lo so e non mi interessa. Mi farei un giorno di volo solo per il nome, e una volta tornato essere felice per essere stato in un posto che ha un nome così. E pensare che ne è valsa pena, comunque. Kat-man-du.