Indicazioni per Villa Arzilla
Non farò testamento, per il semplice fatto che non ho nulla da lasciare a parte un po’ di scarpe, un armadio pieno di vestiti di una taglia troppo piccola, un po’ di cianfrusaglie sparse e questo pc. Però detterò le mie volontà, quando sarà. E non saranno volontà da morta, o forse in fondo sì.
Perché in questi giorni ho imparato una cosa. Io non ho paura di invecchiare, non ho paura dell’avanzare degli anni. Anzi una vecchiaia serena è forse il periodo più bello: puoi goderti il tempo libero, amici, figli e nipoti per chi ce li ha. Penso a quegli anziani che si scialano la pensione e li invidio pure un po’, a quelli che si dedicano negli ultimi anni ai viaggi e agli hobby che hanno sempre trascurato. Non è la vecchiaia in quanto tale che mi fa paura, seppure fra mille incertezze.
Ma ho paura, quando avrò raggiunto una certa soglia, di non essere più me stessa. Il corpo che cambia, che non è più capace di fare quello che hai sempre fatto. La testa che ti fa dire e dare cose di cui non hai coscienza. Non essere autonoma, non essere capace di scegliere con lucidità e coerenza. Rinunciare alla propria vita non per adattarla agli anni che passano, com’è naturale che sia, ma per cedere il passo alla sofferenza, a un corpo in cui non ti riconosci più, a una mente che anche solo a tratti non ti appartiene più. Farsi guardare da chi ti sta accanto e ti ha sempre amato con quel misto di pietà, dolore, rabbia, pazienza e sopportazione. E possibilmente non rendertene conto. Questo non potrei accettare del mio diventare vecchia. Perché non è diventare vecchia, è essere già morta prima ancora di morire.
Ed è questo che chiederò: di morire mantenendo intatta la mia dignità. E non c’è nulla di sacro o profano in tutto ciò, ma solo il desiderio di non assistere, da spettatore inconsapevole, a questo disfacimento inesorabile. A Villa Arzilla sono avvisate!