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Cartoline da Palermo

Ci sono giornate che iniziano male, altre peggio. Poi a un certo punto decidi di fottertene, ti trucchi, ti metti il rossetto nuovo, i tacchi, una scollatura più audace. Niente nero, ce ne hai abbastanza dentro. Esci e sorridi, anche se l’istinto ti dice di restare in camicia da notte, sotto le coperte. Ma sai che oggi sarebbe la tua condanna.

E allora esci e sorridi. Arrivi in mezzo a decine di persone che conosci, e sorridi. Ti ritrovi fra volti familiari, alcuni più, altri meno. Riprendi fiato.

Decidi anche di regalarti un pomeriggio. C’è il sole e questa città davanti, i monumenti aperti per “Le vie dei Tesori”. Parti senza meta. Ed è una scoperta. Vedi luoghi, mostre, la prima chiesa, il secondo monumento, un’altra chiesa… e così via. Il tuo proposito di una domenica a casa, letto a oltranza, viene accantonato. Scopri la tua città e un’amica, una compagna nuova in questo giro attraverso i cui occhi vedi Palermo diversamente.

Lei è una museologa, ha studiato storia dell’arte e mi spiega quello che io non so, mi porta dove le mie scarse nozioni non arrivano. Io compenso portandola da Chiluzzo alla Kalsa (chiuso purtroppo), le faccio comprare lo “scaccio”, cerco di raccontarle una Palermo di tutti i giorni. Insieme restiamo estasiate davanti ad una stanza enorme dell’Archivio di Stato, centinaia di volumi polverosi che nessuno ha mai aperto, catalogato, ma solo stipato lì dentro. Dalle finestre entra una luce strana, manca il fiato.

Ci perdiamo ancora attraverso vicoli e piazzette. Torno a casa più leggera. Un po’ di quel nero dentro riaffaccia, lo ricaccio giù. Domani ci pensiamo.


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