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Buon primo maggio

Oggi è il primo maggio, la festa dei lavoratori. E io, anche se vi farà orrore, l’ho celebrata lavorando. In un periodo della mia vita in cui il lavoro è stato al centro di scelte importanti, difficili,stamattina mi sono alzata presto e sono andata a lavorare con il sorriso (vabbè, più o meno… non so se possa chiamarsi sorriso quella cosa che mi riesce alle sette del mattino).Nell’ultimo periodo ho preso la mia vita e l’ho ribaltata. Ogni giorno mi guardo allo specchio e mi chiedo se ho fatto la cosa giusta. Poi mi riguardo allo specchio (sì, lo so… sembra che passi il mio tempo là davanti!) e penso che è l’unica cosa buona che ho fatto per me perché mi ha ridato il sorriso e la serenità. Perché il lavoro non sarà tutto ma è tanto.

In questi anni ho lottato, sapendo di avere competenza e capacità e non perché lo dica io stessa ma perché lo ha dimostrato la vita stessa. Ma le cose non sono andate come avrei voluto, perché non basta sacrificarsi, dare tutto, metterci passione, impegno, professionalità. Non basta. Ci vuole culo, e io metaforicamente parlando non ne ho mai avuto di culo.

Allora arriva il momento di mettere tutto in discussione. A costo di fare scelte che possono sembrare folli. A costo di fare quello che pare un passo indietro e invece, per me, è un salto in avanti. Un salto nel vuoto forse, ma da affrontare con un pizzico di incoscienza e un sorriso.

Perché è vero che il lavoro è un diritto, ma è anche un dovere. Per questo, se c’è un imprenditore che ha deciso di scommettere su di me, io ho il dovere di metterci tutto: l’entusiasmo, le capacità, l’attenzione, la cura. Perché troppo spesso si dimentica che il dovere non è solo presentarsi ogni giorno sul posto di lavoro e “tirare” fino all’ora di timbrare. È farlo con coscienza, e solo questo dà dignità a qualsiasi lavoro.


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