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ll tempo da ricordare

Un giorno, quando tutto questo sarà finito, voglio ricordare questi giorni. Voglio imprimerli bene nella mente, avere ben chiaro tutto.

Voglio ricordare le lacrime, la paura, le notti insonni, le incertezze, le decisioni da prendere sapendo che quello che sceglierai comunque cambierà le cose. Voglio ricordare la forza e il cedimento, le parole belle e le delusioni.

Voglio ricordare questo tempo come un tempo sospeso, dilatato, in attesa che tutto torni come prima, anche se nulla sarà come prima. Voglio ricordare i minuti, le ore, i giorni che scorrono più lentamente, lasciando spazio ai pensieri, alla noia, all’apatia, alle debolezze. Le strade deserte, il silenzio, l’aria pulita, la pioggia di questi giorni. È come esserci ripresi il tempo, lo stesso che viene rubato ai nostri affetti. Ecco, se c’è una cosa che non perdonerò a questi giorni è il tempo che ruba agli affetti.

Voglio ricordare un messaggio bello, tanto bello da singhiozzare; le lacrime di tre amiche che si guardano da lontano e non si possono abbracciare, ognuna strozzata dall’emozione e dalle proprie personalissime paure; le videochiamate di mia madre che, a dispetto dell’età, resiste e rilancia, impara, tiene duro, non cede.

Voglio ricordare la sensazione di avere recuperato rapporti più umani, i “grazie”, i “va bene”, i “si può fare”, i “ci proviamo”, i “stai tranquilla”. Le mani tese ad aiutare, gli abbracci negati, tutti quegli strappi alle regole stupide che ci rendono più persone e meno stronzi. Tutti, indistintamente.

Voglio ricordare che ci siamo riappropriati di cose che avevamo perso, quel senso di solidarietà minimo che si era nascosto negli egoismi, nelle vite frenetiche, nei propri orticelli ben coltivati. Mi piace pensare che abbiamo imparato a fare una torta e regalarne una fetta, a comprare il vino e prenderne due bottiglie così che il nostro vicino non debba uscire, ad andare dal fruttivendolo e prendere due borse, una per sé e l’altra chissà.

Voglio ricordare che questo tempo ha messo a nudo le difficoltà di chi è precario e le miserie di chi si sente furbo e ne vuole approfittare. Perché non c’è solo la solidarietà, la condivisione e l’aiuto reciproco ma anche la cattiveria e la meschinità. Voglio ricordare gli sforzi di chi ogni giorno cerca di mantenere a galla quello che ha e la piccolezza di chi pensa di trarne vantaggi non dovuti.

Perché se c’è una cosa che questo tempo ci insegna è che possiamo essere migliori, ma c’è chi sarà sempre e comunque peggiore.

 

Pubblicato su www.buttanissima.it


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