Totò cerca casa. E non solo lui
Può capitare che a un certo punto della vita una diventi pazza e dica: basta, compro casa. Stanca di pagare affitto e soprattutto nel tentativo di assicurarsi un tetto per la vecchiaia (perché a un certo punto il futuro mette paura), prenda questa decisione.
Inizia così la ricerca. Il primo passo è il web, gli annunci on line. Pieni di errori di grammatica e ortografia ma soprattutto di trappole. Annunci zeppi di manZarde, ascenZori, “un’appartamento”. A un certo punto, dopo i primi mesi di ricerca, diventi bravissima a sventare i trucchi degli inserzionisti. “Piano terra con ascensore”, nel caso una volesse farsi un giro panoramico di tutto il palazzo, comodamente però. “Ottimo affare”, di solito è un quattordicesimo piano senza ascensore. Voleva pure non essere un affare?. “Ampio trilocale, 50 metri quadrati”, più che trilocale è un triloculi. “Ampia vetrata” e “veduta panoramica” sono finestre che se allunghi la mano puoi offrire il caffè alla vicina. “Loft” e “open space” sono stanzoni da caserma. “Luminoso appartamento”, un seminterrato che per un attimo ti fa immaginare quelle case a Londra dalle cui finestrelle ad altezza occhi vedi le gambe di chi passa. Ma più realisticamente sei a Palermo e, se ti va bene, uno si avvicina al muro e ti fa pipì dentro il soggiorno.
Passano i mesi e ci sono case che sono sempre là, che ti chiedi “se nessuno se l’è prese, un motivo ci sarà…”. E infatti c’è sempre: tetti che possono crollarti in testa, lavori mai dichiarati, vicini improponibili, fiumi che scorrono sotto il pavimento, topaie spacciate per appartamenti. Ci sono le agenzie che per fissarti un appuntamento aspettano il giorno del giudizio universale (“facciamo il 7 aprile?” e oggi è il 15 marzo), ma anche agenti pazienti che ti accompagnano più volte a visitare case a cui trovi sempre un difetto. Perché scegliere una casa è peggio che scegliere un marito: devi innamorartene, esattamente come di un uomo, ma poi devi anche pagarla (un marito no, almeno ufficialmente). E lì è il panico. Ti vedi scorrere davanti agli occhi il mutuo per i prossimi vent’anni e ti viene un’ansia, ma un’ansia… che manco quando tua madre il giovedì mattina ti chiede: domenica che vuoi mangiare?.
A un certo punto conosci tutte le case in vendita della tua città, passi davanti a un palazzo e all’amica che è con te dici “qua se ne vende una bella, ma è cara”, oppure “questa? No, no: quarto piano senza ascensore”. I sabati mattina si trasformano in un tour forsennato, la prima visita alle 9,30, la seconda alle 11, un’altra a mezzogiorno. Studi planimetrie, abbatti muri, crei ripostigli, sposti cucine, costruisci soppalchi: tutto nella tua testa, perché poi c’è un bravo architetto (che guarda caso è anche una delle tue più care amiche) che ti manda subito a fanculo. A un certo punto di questo delirio vedi per caso un parquet in offerta e ti piace, e pensi di comprarlo per sì e per no, senza avere ancora il pavimento su cui piazzarlo.
Passi i pomeriggi sui siti di annunci, setacci in motorino le zone che ti interessano cercando un vendesi, allarghi la zona e ti addentri nel centro storico attratta dal suo fascino e disposta a questo punto a correre i rischi di un vicolo buio, della ztl e delle isole pedonali che rendono un’impresa tornare ogni sera a casa, dei vicini folcloristici che solo certe zone ti regalano.
Intanto passano giorni, settimane, mesi. Una fatica… E poi dice che il mercato immobiliare è fermo. E grazie, ora lo capisco perché!