Bella la palestra, la verità…
di Amica Fritz
Ed arriva il momento in cui tu, boiler sereno nei tuoi vestiti che non ti entrano, ma ti guardano lì dalla cabina armadio, decidi che, se non vuoi farlo per l’estetica (perché sei una donna moderna, che vale per la sua testa, che non si fa prendere dagli stereotipi e blablabla, perché in realtà uccideresti per una 44, anche 46), devi farlo per evitare la sedia a rotelle alla soglia dell’età adulta. E lo fai TI ISCRIVI IN PALESTRA.
Allora, chiariamo: la palestra al boiler non piace, mai. La sensazione nella mezz’ora precedente l’allenamento è più o meno “vabbè, ma ieri ha piovuto, ma stamattina quasi tardavo al lavoro, chissà se gli istruttori hanno TUTTI l’influenza intestinale e non ci sono” e simili amenità. Ma non succede niente, la maestra non è malata. Ci devi andare. Ci vai perché devi.
Quindi vai. Trovi l’abbigliamento, inevitabilmente semi arraffazzonato perché, si sa, le cose fighe che mettono le altre per te, semplicemente, non esistono. Vai, in questo mare di magliette stretch col logo della palestra e leggins, con la tua maglietta e i tuoi pantaloni di Decathlon (che ha anche le xxxl, grazie al cielo), firmando già la tua diversità dal resto della popolazione, e ti accomodi sulle prime macchine di tortura: tapis roulant/cyclette… Ovviamente, arranchi diventando color rosso tipo funebre a velocità tipo “4”, sudando come un ghiacciolo davanti ad un forno, mentre accanto a te la strafiga “devo perdere tre etti, ma non riesco” sgambetta felice a velocità 10 senza fare biz.
Poi iniziano i “circuiti”. Cioè, per te “mini” circuiti…ma cosa c’è di “mini” in quel cribbio di planck che tu fai a braccia tese, gambe piegate, posizioni da “tavolini da caffè” che tieni per quelli che sono i 40 secondi più lunghi della tua vita? Ovviamente, la signorina “devo perdere tre etti” lo fa tenendosi su alluci e mignoli, sorridendo, mantenendo l’espressione sbarazzina mentre parla di proteine e aminoacidi ramificati.
Dopo varie torture che comprendono macchine medievali, esercizi che si chiamano BURPEES (ma si chiamano così perché ricordano i tutti?), passi ai pesi. Pesi…Pesi sono quelli che sollevano i tizi accanto a te, Hulk Hogan col bilanciere che pesa quanto te (almeno lui!) e pure lei, sempre la signorina “tre etti” che solleva l’equivalente di se stessa. Tu diventi fucsia e senti bruciare pure le unghie dei piedi impugnando dei cosetti verde acido su cui sta scritto DUE… Chiaramente, dev’esserci un errore.
All’esito, fai il DEFATIGAMENTO. Che è l’ennesima presa per il cu…ore, perché io mi defatigo sul divano, non sul tapis roulant con scatti. Vita, cosa vuoi dirmi?
Naturalmente, manco lo dico, l’indomani il boiler si muoverà con la scioltezza di un elefante con problemi neurologici a causa dei dolori a muscoli che non esistono (ma non avrò uno stiramento ai polmoni?) e, siccome karma is a bitch, verrà superata dalla signorina “tre etti” in tacchi a spillo. No, bella la palestra, la verità!