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Una domenica all’improvviso… i regali inaspettati

È domenica, manca una settimana a Natale, ancora devo comprare i regali e ogni anno non sono pronta per affrontare il caos, i negozi affollati, il traffico. Ma è l’unico giorno che posso dedicare agli acquisti e mi immolo.

Cerco di entrare nei negozi all’ora di pranzo, quando il palermitano medio è indeciso fra la pasta al forno e la partita in tv. Idee chiare, tempi veloci. Alle 16 ho finito e mi godo una inaspettata passeggiata nel centro storico insieme a un’amica che vuole farmi una statua perché anche la sua “pratica regali” è stata risolta in meno di due ore.

Ed è così che riscopro un pezzo di città. Al posto di un’area abbandonata c’è un palazzo, il cortile interno è aperto e butti un occhio scoprendo un edificio bello, che restituisce decoro e dignità alla zona. Proseguo, via Maqueda è una lunga passeggiata, le famiglie e i bambini, i turisti, i negozi nuovi che si mischiano a quelli degli immigrati. In questa domenica ci sono i palazzi storici aperti. Mi ritrovo davanti a quello che per anni è stata la mia seconda casa. Trovo il coraggio di entrare dopo quattro anni. È un tuffo al cuore. Riconosco ogni singolo angolo. Salgo su per lo scalone monumentale con la sensazione di un gesto abituale, come se quei quattro anni non fossero mai passati, i gradini sotto i piedi mi svelano anche ogni singolo difetto del marmo rosso ed è una sensazione familiare. Mi aggiro per i saloni che conosco a memoria, in cui ho trascorso ore, e giorni, e notti. Ma la sensazione più bella è l’affetto con cui vengo accolta dai commessi, il sorriso con cui mi salutano, la premura con cui mi chiedono cosa ne è stato della mia vita nel momento in cui a 42 anni ho dovuto voltare pagina, lo sguardo benevolo con cui mi osservano muovermi con la naturalezza di chi da là non se n’è mai andata.

Esco dal palazzo con un nodo in gola ma con la sensazione di avere lasciato là dentro qualcosa di buono, lo sento nei loro abbracci quando mi salutano. Mi butto nel festival del cibo da strada perché i ricordi li affoghi o nel vino o nel cibo. E anche questo, i gazebo con i piatti del mondo e l’ordine con cui i palermitani per una volta riescono a fare la fila, sono un regalo inaspettato di questa domenica. Uno di quelli che non compri.


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